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Brutto carattere o forte personalità?

Il ritorno del Comic Sans, il carattere che tutti “amano odiare”.

Il ritorno del Comic Sans, il carattere che tutti “amano odiare”.


Agosto 2020

Un gran caldo e una pandemia che imperversava da mesi ormai. Cos’altro sarebbe potuto andare storto?

Questa la domanda che si celava tra i pensieri dei molti utenti di Instagram, che si accingevano a dare un’occhiata ai nuovi caratteri per scrivere nelle Stories, appena introdotti dall’applicazione. Tra questi, un carattere terribilmente familiare e molto, molto simile al ben noto Comic Sans. Insomma, come ciliegina sulla torta (non di certo l’ultima, ahinoi) del 2020: un grande e inaspettato ritorno del carattere che tutti (designer e non) “amano odiare”.

C’era una volta il 1994

Microsoft Windows si stava attestando come il sistema operativo dotato di interfaccia più utilizzato al mondo. Proprio per questo motivo, tra i diversi progetti in cantiere per migliorare l’esperienza degli utenti e avvicinare persone poco esperte al mondo dei PC, venne studiato un nuovo pacchetto di software chiamato Microsoft BOB.

Vincent Connare, type designer americano che ai tempi collaborava con Microsoft, intuì che il carattere utilizzato per l’interfaccia di BOB, ovvero il Times New Roman, risultava un po’ obsoleto e

impersonale rispetto al resto della grafica “fumettosa” di BOB. Per sostituire il Times New Roman, Connare decise di disegnare un nuovo carattere tipografico ispirato alle scritte a mano nei fumetti (comic book), il Comic Sans appunto. L’obiettivo di Connare era di disegnare un nuovo carattere che rendesse amichevole l’interfaccia e non scoraggiasse i nuovi utenti.

Spoiler un po’ triste: Connare finì troppo tardi di disegnare il carattere Comic Sans, quando il programma era in una fase di progettazione troppo avanzata per sostituire il Times New Roman nell’interfaccia. Microsoft BOB, dunque, uscì così com’era e fu un grande flop.

Improvvisamente il 1995

Il Comic Sans fu inserito tra i nuovi set di caratteri del sistema operativo Windows 95 e questo momento probabilmente segnò per sempre il modo d’intendere e di interagire con i caratteri tipografici integrati ai dispositivi tecnologici personali.

Non sapremo mai con certezza le motivazioni che portarono così tanti utenti a prediligere questo carattere e a renderlo così celebre. Alcune delle ipotesi (riportate sul libro dedicato alla storia dei caratteri tipografici Sei proprio il mio typo, Simon Garfield) sostengono che gli utenti Windows, stufi dei relativamente pochi e già visti caratteri di sistema, trovarono nel Comic Sans una ventata di freschezza, qualcosa con cui finalmente sostituire il fino ad allora onnipresente e più canonico Times New Roman.

Altre ipotesi sul perché del grande successo del Comic Sans riguardano il tema della nostalgia: nell’indecisione di quale carattere scegliere, perché non sceglierne uno dall’aspetto così familiare che ci ricorda la scuola, l’infanzia e i compiti scritti a mano?

Inevitabilmente, in risposta al largo e spesso sconsiderato utilizzo del Comic Sans nacquero fazioni di amanti vs denigratori del carattere.

In difesa del Comic Sans

Molti sostengono che il Comic Sans aiuti molto nella lettura persone con problemi di dislessia. Nel corso degli anni sono state fatte molte ricerche su quali caratteri, stili ed elementi agevolino la lettura, ma nessuna di queste ha mai ufficialmente consacrato il Comic Sans come il migliore in assoluto. Si può affermare, però, che possieda alcune delle caratteristiche che lo rendono un font molto accessibile.

La forma di ogni singola lettera e numero che compone il carattere è ben distinta l’una dall’altra. In questo esempio possiamo guardare nel dettaglio i segni grafici che contraddistinguono alcune dei caratteri che più spesso vengono confusi durante il processo di lettura.

Vediamo qualche esempio nel dettaglio:

  • Il carattere numerico “1” ha dei tratti molto diversi rispetto alla lettera “i” maiuscola e alla lettera “l” minuscola.
  • Le lettere “p” e “q” non sono semplicemente la stessa lettera riflessa ma hanno dei piccoli tratti che le differenziano.
  • La lettera “o” maiuscola ha una larghezza che lo differenzia molto dal carattere numerico “0”.

La forma di alcune lettere minuscole (per esempio “a” – “c” – “e” – “s”) in molti caratteri sembra simile perché i tratti delle lettere chiuse risultano visivamente identici, rendendo difficile la lettura della parola che compongono.

Comic Sans e Arial a confronto

Un carattere incompreso

Nella prefazione del libro Dalla calligrafia alla fotocomposizione, il designer Bruno Munari propone come esercizio la rappresentazione dei celebri versi di Ungaretti attraverso diversi caratteri tipografici, questo per comprendere meglio il legame esistente tra forma e contenuto. Proviamoci anche noi con il Comic Sans e un altro carattere:

In una delle due rappresentazioni qualcosa stona, vero?

La storia del Comic Sans ci insegna che anche i caratteri tipografici hanno un carattere, e che quando ne scegliamo uno è bene tenere a mente il significato del testo che stiamo rappresentando, non possiamo affidarci solamente al nostro gusto personale. Non possiamo slegare la forma dal contenuto.

Per approfondimenti consiglio due video che trattano il tema scendendo molto nel dettaglio.

???? Accessibility in type and typesetting / Eleni Beveratou #ID24 2019
???? On Web Typography – Jason Santa Maria

 

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